La comunicazione non verbale,
costituita da sguardo, mimica facciale, contatto corporeo, postura,
distanza, orientamento, gesti, voce e aspetti non verbali del parlato è
essenziale e, se si vuole trasmettere un messaggio efficace, deve
accompagnare sempre la comunicazione verbale. Immaginiamo
un’educatrice che, all’arrivo del genitore, è sulla soglia della stanza,
tiene la porta aperta e sorride al bambino e alla mamma che lo tiene in
braccio, poi li fa entrare tenendo le braccia aperte e guardando la
mamma negli occhi. Oppure, la stessa educatrice resta all’interno della
stanza, saluta mamma e bambino senza sorridere e tiene le braccia
incrociate sul petto. Anche se il contenuto della conversazione può
essere identico, è chiaro come le emozioni che traspaiono sono molto
diverse. Dobbiamo sempre ricordare, quindi, che impostare una
conversazione con il genitore o con qualsiasi altra persona non
significa soltanto pensare ai contenuti da riferire, ma significa anche
imparare a controllare i propri gesti, essere accoglienti con tutto il
proprio corpo, comunicare empatia e comprensione attraverso il viso e
gli occhi.
Vediamo ora quali sono gli aspetti, chiamati 3V+B, ai quali prestare attenzione:
- V contatto visivo (oculare): guardare la persona
- V tono della voce: ritmo e toni della voce, legame con la sfera emotiva
- V aderenza verbale: stare con quello che l’altro dice, con la sua storia, non con la propria interpretazione di quella storia. Non cambiare argomento o se si cambia esserne consapevoli
- B linguaggio corporeo: dimostrare attenzione e autenticità attraverso la postura del corpo
Altro elemento fondamentale da migliorare è l’ascolto attivo, che si attiva con questa sequenza:
1.Prestare attenzione e ascolto in maniera consapevole
2.Fare domande
3.Abilità di osservazione
4.Incoraggiare
5.Parafrasare
6.Fare il sommario
7.Verbalizzare
Esempi di linguaggio negativo vs positivo:
- Non mi piace che tu faccia vs vorrei che tu facessi
- Sei molto distratto vs stai attento!
- Non essere così egoista vs puoi essere più generoso
- Fai confusione perché non rifletti mai vs puoi rifletterci prima
- Non finiamo mai in tempo vs vorrei che finissimo in tempo
Buone pratiche facilitanti:
Autorevolezza: Accogliere i cambiamenti e concordare alcune regole pratiche di comportamento, indispensabili alla convivenza
Reciprocità: parlare insieme di ciò che si fa, di chi si incontra, dei progetti, ecc
Intenzionalità: ascoltare, riflettere, condividere…
Incoraggiare: vedere gli aspetti positivi e non solo i rischi, annuire, fare gesti e espressioni facciali, ripetere parole chiave…
Riassumere: per chiudere una parte di colloquio rimandando all’interlocutore concetti chiave della comunicazione, senza interpretare
Parafrasare: riformulare i contenuti del messaggio dell’altro con parole proprie per chiarire il contenuto del messaggio
Verbalizzare: è una forma di supporto verbale che si riferisce più agli aspetti emozionali. Ad esempio, se ci dicono “Sono completamente scoraggiato, non ne posso più”, si può rispondere dicendo: “ti senti proprio a terra” o “ti senti triste per quanto ti sta capitando” o “non ce la fai più, ecco cosa provi in questo momento”.
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