A noi potrà sembrare molto
strano ma….l’ambientamento al nido in Svezia dura solamente 3
giorni ed è di tipo intensivo!!! In pratica, per tre giorni interi,
dalle 9 alle 15, bambino e genitore stanno assieme al nido. Il genitore
partecipa a tutte le attività, mangia lo stesso cibo del bambino, dorme con lui
sui materassini. Funge quindi da guida all’esplorazione del nuovo ambiente e
delle nuove persone che lo popolano. Una mamma italiana che ha vissuto questa
esperienza nel suo blog racconta: “A fine
giornata ero distrutta, completamente sopraffatta dagli input della giornata”
(http://genitoricrescono.com/inserimento-nido-tre-giorni-asilo-svedese/).
Questo
tipo di ambientamento è fortemente collegato alla cultura nord europea
(dell’indipendenza) e al loro diverso approccio alla vita. Come ben
sappiamo, in Italia, l’ambientamento dura circa due/tre settimane, durante le
quali si aumenta progressivamente il tempo di permanenza del bambino, mentre si
diminuisce il tempo di presenza del genitore. L’ambientamento è sicuramente
necessario perché non si può lasciare il bambino in modo brusco, ma forse
quello tipico “italiano” rischia di favorire più i genitori che sono insicuri,
hanno sensi di colpa e vogliono lasciare il piccolo un po’ alla volta.
Il
metodo “dei 3 giorni”, preso all’inizio con molto scetticismo e che ha fatto
discutere su quotidiani, riviste e internet, è stato poi accolto con molto
entusiasmo sia da educatori che da genitori svedesi. Il metodo è fondato sulla
concezione che il bambino piccolo è senso-motorio.
Vuol dire che per lui ciò che vede è anche presente, ciò che non vede non è
presente. Lo psicologo Maniero afferma: “Un bambino con meno di 24 mesi non
cerca ciò che sparisce dal campo visivo e non pensa che possa essere da
un’altra parte, semplicemente perché non è in grado di rappresentarlo
mentalmente in sua assenza. Quindi, il genitore deve andare via e non tornare
indietro: lui subito piangerà ma dopo qualche minuto smetterà perché non lo
vede più”. Inoltre i bambini piccoli non hanno il senso del tempo, non
percepisco la differenza tra un’ora e un giorno. Quell’aumentare graduale del
distacco quindi, da 5 minuti a mezzora a un giorno intero, non è che cambi
molto al bambino che sente la mancanza del genitore ed è forse vero che l’aumentare
gradualmente serve più al genitore. Inoltre inserire il genitore in toto nelle attività del nido gli
permette di conoscere e quindi accettare l’ambiente in cui il figlio passerà la
maggior parte della sua giornata. E se un genitore è tranquillo, è più facile
che trasmetta tranquillità al figlio e “invece di salutarlo la mattina fingendo
un sorriso e pensando ti-prego-non-piangere-o-piango-anche-io, lo
lascia sapendo che quel posto è un bel posto, perché lui c’è stato, l’ha
vissuto per 3 giorni interi e si è convinto che andrà benissimo” (Serena su http://genitoricrescono.com/inserimento-nido-tre-giorni/).
Una provocazione, quella dell’ambientamento in 3 giorni, stravolgente che
potrebbe far cambiare qualcosa anche in Italia, o almeno far iniziare qualche
riflessione in merito.
Fonti: dottor Alessandro Manieri, psicologo dell’età evolutiva su http://www.bimbisaniebelli.it/mamma-e-famiglia/bebe/puericultura/consigli-pratici/inserimento-al-nido-o-allasilo-serve-davvero e siti http://genitoricrescono.com/inserimento-nido-tre-giorni-asilo-svedese/ e http://genitoricrescono.com/inserimento-nido-tre-giorni/
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