Negli ultimi anni stanno evolvendo in modo rapido espressioni di diverse
metodologie....Il nido viene organizzato, per tempi e spazi relativi alle
attività di gioco, in sezioni, gruppi o moduli: la strutturazione delle sezioni
prevede sia la sezione omogenea per età o la sezione eterogenea che è
caratterizzata da elementi-stimolo per promuovere l’interazione di intelligenze
diverse, di abilità comunicative molteplici e lo sviluppo di competenze di
gruppo.
In genere il nido è organizzato per sezioni omogenee per età così
suddivise:
·
sezione
lattanti, che accoglie bambine e bambini dai 6 ai 12 mesi
·
sezione
semidivezzi o medi, che accoglie bambine e bambini dai 12 ai 24 mesi
·
sezione
divezzi o grandi, che accoglie bambine e bambini dai 24 ai 36 mesi
All’interno di
ciascuna sezione viene garantito, in ogni momento della giornata, il rapporto
numerico educatrice di riferimento/bambino secondo la normativa.
La sezione è il luogo dove il bambino può esprimere se stesso, condividendo
con il gruppo esperienze e routine. Un’interessante esperienza verticale di
gruppi misti si può trovare attraverso una sperimentazione realizzata a Torino
negli anni 90’ che ha visto la partecipazione di circa 70 bambini, di cui 15
lattanti, 30 semidivezzi e 24 divezzi.
I vantaggi a livello educativo sono stati evidenziati su diversi fronti:
·
Per i genitori: il coinvolgimento delle figure familiari nella
realizzazione di un inserimento graduale e attento alle esigenze di ogni
bambino e di ogni famiglia; il numero e la varietà degli spazi a disposizione
permette, infatti, di scegliere, insieme al genitore, il luogo più adatto alla
personalità del bambino e alle sue momentanee necessità (di raccoglimento, di
tranquillità, o, al contrario, di esplorazione e di interazione).
La stessa disponibilità di spazio offre la possibilità di individualizzare la durata dell’inserimento: in casi particolari, possiamo permettere al bambino un approccio più graduale ad un contesto del tutto nuovo. Esplorando i diversi spazi con l’educatore e con il genitore, il bambino inizia a rapportarsi con gli altri bambini, di diverse età, che hanno già familiarizzato con l’ambiente. Questo rassicura il genitore e lo coinvolge nella nuova rete relazionale.
La stessa disponibilità di spazio offre la possibilità di individualizzare la durata dell’inserimento: in casi particolari, possiamo permettere al bambino un approccio più graduale ad un contesto del tutto nuovo. Esplorando i diversi spazi con l’educatore e con il genitore, il bambino inizia a rapportarsi con gli altri bambini, di diverse età, che hanno già familiarizzato con l’ambiente. Questo rassicura il genitore e lo coinvolge nella nuova rete relazionale.
·
Per i bambini: un maggior numero di modelli a cui attingere, anche in
rapporto allo svolgimento delle attività; facilità di adattamento a figure
nuove, in caso di sostituzione del personale; maggiore capacità di orientamento
nello spazio e possibilità di scelta di luoghi, attività e materiali; maggiori
stimoli ricevuti da bambini più piccoli (o più grandi), senso di responsabilità
e attenzione verso i più piccoli; scambio di ruoli tra bambini, importantissimo
nel favorire i meccanismi di identificazione e di proiezione; possibilità, per
tutti, di partecipare alle diverse attività (gite, piscina, soggiorni,
laboratori).
·
Per gli educatori: maggiore facilità e frequenza di confronto fra colleghi;
desiderio di aggiornarsi per migliorare, maggior controllo dell’ansia, perché
il gruppo di bambini è gestito da più figure professionali.
Inizialmente, la sperimentazione è stata accolta con
qualche dubbio e con l’ansia di non riuscire a portare a termine gli
obiettivi-base prefissati relativi al benessere del bambino, della famiglia e
delle persone che lavorano all’interno della struttura.
Di conseguenza, è stato necessario ripensare gli spazi, organizzando i diversi ambienti dando attenzione agli elementi di sfondo dei processi didattici. L’ambiente è stato pensato non come un’entità separata dal bambino (sezione rigidamente chiusa), ma come contesto costituito da elementi materiali (spazi, oggetti, tempi…), da persone (bambini, educatori, genitori…) e dall’intreccio delle loro interazioni. Ad esempio sono nati: lo Spazio Palestra vengono stimolate le attività grosso-motorie, sia con giochi liberi che con percorsi strutturati (tricicli, palloni, cerchi e bacchette); lo Spazio Pallestra favorisce il movimento, l’equilibrio e la prima conoscenza corporea; nello Spazio Casetta prende forma il gioco simbolico attraverso l’imitazione dei ruoli familiari; lo Spazio Euristico stimola l’immaginazione e il gioco di scoperta; lo Spazio Morbido propone l’esperienza sensoriale e lo Spazio Cognitivo offre diverse opportunità di sperimentare giochi strutturati.
Di conseguenza, è stato necessario ripensare gli spazi, organizzando i diversi ambienti dando attenzione agli elementi di sfondo dei processi didattici. L’ambiente è stato pensato non come un’entità separata dal bambino (sezione rigidamente chiusa), ma come contesto costituito da elementi materiali (spazi, oggetti, tempi…), da persone (bambini, educatori, genitori…) e dall’intreccio delle loro interazioni. Ad esempio sono nati: lo Spazio Palestra vengono stimolate le attività grosso-motorie, sia con giochi liberi che con percorsi strutturati (tricicli, palloni, cerchi e bacchette); lo Spazio Pallestra favorisce il movimento, l’equilibrio e la prima conoscenza corporea; nello Spazio Casetta prende forma il gioco simbolico attraverso l’imitazione dei ruoli familiari; lo Spazio Euristico stimola l’immaginazione e il gioco di scoperta; lo Spazio Morbido propone l’esperienza sensoriale e lo Spazio Cognitivo offre diverse opportunità di sperimentare giochi strutturati.
Gli spazi, prima rigidamente codificati per le attività di
routine (pappa, nanna, cambio), sono stati trasformati per permettere al
bambino una vasta gamma di esperienze sul piano motorio, sensoriale,
percettivo, espressivo e cognitivo. L’ambiente è stato progettato partendo dal presupposto
che debba essere una risorsa per tutti e offrire un ampio ventaglio di
occasioni in cui il bambino possa scegliere, esplorare, sperimentare per
intraprendere il processo di differenziazione tra sé e il mondo esterno e
costruire la sua mappa cognitiva.
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