I “compiti”
degli educatori sono:
· Assistenza e cura: favorire
l'autonomia nel bambino garantendo la sicurezza dell'ambiente che lo ospita, favorire
l'autonomia nel bambino garantendo un adeguato rapporto tra educatori e
bambini, garanzia dei ritmi fisiologici di sonno, veglia, alimentazione ed
igiene nel rispetto dei ritmi personali, favorire nel bambino un approccio
sereno e “curioso” al cibo, al sonno e al controllo sfinterico
· Socializzazione: favorire
la relazione fra bambini e bambini, favorire la relazione fra bambini ed
educatori, favorire lo scambio tra età diverse
· Educazione: promuovere
il naturale processo di conoscenza e curiosità nel bambino attraverso la
predisposizione di spazi e materiali che favoriscano l'esplorazione e la conoscenza,
promuovere lo sviluppo nel bambino favorendo i processi di cambiamento, favorire
i processi imitativi attraverso la predisposizione di spazi e materiali per il
gioco simbolico
· Sostegno alla
genitorialità: promuovere la collaborazione nei genitori invitandoli ad una
collaborazione attiva e propositiva, favorire lo stabilirsi di rapporti
positivi tra gli adulti all'interno del servizio, attivazione di percorsi
formativi per i genitori, promozione di momenti di confronto tra adulti dove
condividere ed elaborare risposte comuni ai problemi che interessano
l'esperienza dell'essere genitori
L’educatore
·
prima esplora la
situazione
·
in seguito, imposta il
problema, elabora delle ipotesi di soluzione sulla base delle proprie conoscenze
teoriche e dell’esperienza
·
quindi tenta di
modificare la situazione con alcuni interventi pratici e concreti
· infine, verifica se
l’ipotesi messa in atto ha portato dei cambiamenti, analizzando la risposta fornita
dalla situazione modificata.
La figura
dell’educatore, nel contesto dell’asilo nido, rappresenta un momento
fondamentale per il processo formativo del bambino durante la prima infanzia,
perché è all’interno della relazione che si instaura tra l’educatore e il
bambino che può nascere l’origine della socialità e della legalità, basata su
un confronto arricchente e sempre unico che porta il bambino ad una maggiore
sicurezza in se stesso e lo aiuta ad aprirsi alla relazione con gli altri; una
relazione basata sul rispetto dell’altro, sulla scoperta del diverso, rappresenta
un presupposto indispensabile affinché possa svilupparsi quell’atteggiamento di
fiducia e di integrità.
Dare dignità e
valore alla professionalità dell’educatore al nido è un modo per capire e
valorizzare il momento delicato ed essenziale della formazione, di cui l’educatore
è responsabile, significa dare valore ad un ruolo che, troppe volte, è stato
preso in ben poca considerazione e che invece tanto può contribuire alla
formazione dell’uomo e del cittadino di domani.
Infatti, nella
nostra società dalle caratteristiche complesse e mutevoli, “la professione dell’educatore
di asilo nido si può configurare come un ruolo culturale ed educativo
dinamico e complesso, che si propone come interlocutore privilegiato
della famiglia e di altre agenzie educative del territorio in cui opera e con
esse cresce contribuendo a costruire una cultura dell’infanzia in grado
di contestualizzarsi e storicizzarsi” (B. Morsiani, B. Orsoni in P.
Bertolini(a cura di), Nido e dintorni, La Nuova Italia, Firenze 1997).
La
professionalità dell’educatore al nido si crea a partire da una approfondita riflessione
sul mondo dell’infanzia e dei suoi bisogni di conoscenza, comunicazione,
espressione; allo stesso tempo, l’educatore deve maturare una buona capacità di
mediazione tra la cultura e il vissuto del bambino, deve possedere una buona
capacità di mettersi in gioco e di ripensarsi continuamente alla luce delle
esperienze fatte e dei possibili errori commessi, deve essere capace di
collaborare con i colleghi, le famiglie e soprattutto con le risorse presenti
nel territorio.
Emma Rossi
delinea alcuni punti che caratterizzano la professionalità dell’educatore (E.
Rossi, Un nido per volare, Magi, Roma 2002) :
·
l’attenzione
all’inserimento graduale del bambino
· la
riflessione sulla delicatezza della condivisione delle cure fra famiglia
e nido, nel rispetto della centralità della famiglia e della storia personale
di ogni bambino
· l’osservazione
del bambino, finalizzata ad accompagnarlo nel suo percorso di crescita
individuale, favorendo il consolidarsi della sua identità ed espressione del
sé, attraverso il gioco e altre attività educative
·
la
tensione verso un’articolazione del proprio lavoro capace di tenere
conto dei bisogni del bambino, ma anche di sostenere i genitori, accettando le
emozioni spesso contraddittorie che accompagnano il primo processo di autonomia
e distacco fra bambini e genitori
·
la
capacità a progettare l’ambiente e di proporre esperienze che
assecondino lo sviluppo sociale e cognitivo, secondo i ritmi di ogni bambino.
Quando tale
ruolo è pazientemente e accuratamente costruito, anche attraverso una formazione
permanente a livello sia individuale che di gruppo, si giunge al
consolidamento di una professionalità specifica, attenta nel contempo al
bambino e alla sua famiglia, consapevole delle complesse dinamiche relazionali
quotidianamente messe in atto fra sé e il bambino/bambini, con le colleghe del
collettivo e con le famiglie; si delinea una professionalità capace di operare
una sintesi tra i diversi ambiti: un sapere, di cui l’educatore è portavoce,
che non guarda solo a tecniche e metodologie, ma che si esplica anche in un “saper
essere”, in un “saper interagire”, in un “saper fare”: è
utile ricordare che lo studio e l’approfondimento sono la base indispensabile
del lavoro educativo.
Cosa ne pensate
del vostro ruolo?
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