domenica 22 dicembre 2013

E…COM’É L’AMBIENTAMENTO IN SVEZIA??



A noi potrà sembrare molto strano ma….l’ambientamento al nido in Svezia dura solamente 3 giorni ed è di tipo intensivo!!! In pratica, per tre giorni interi, dalle 9 alle 15, bambino e genitore stanno assieme al nido. Il genitore partecipa a tutte le attività, mangia lo stesso cibo del bambino, dorme con lui sui materassini. Funge quindi da guida all’esplorazione del nuovo ambiente e delle nuove persone che lo popolano. Una mamma italiana che ha vissuto questa esperienza nel suo blog racconta: “A fine giornata ero distrutta, completamente sopraffatta dagli input della giornata” (http://genitoricrescono.com/inserimento-nido-tre-giorni-asilo-svedese/).



Questo tipo di ambientamento è fortemente collegato alla cultura nord europea (dell’indipendenza) e al loro diverso approccio alla vita. Come ben sappiamo, in Italia, l’ambientamento dura circa due/tre settimane, durante le quali si aumenta progressivamente il tempo di permanenza del bambino, mentre si diminuisce il tempo di presenza del genitore. L’ambientamento è sicuramente necessario perché non si può lasciare il bambino in modo brusco, ma forse quello tipico “italiano” rischia di favorire più i genitori che sono insicuri, hanno sensi di colpa e vogliono lasciare il piccolo un po’ alla volta.
Il metodo “dei 3 giorni”, preso all’inizio con molto scetticismo e che ha fatto discutere su quotidiani, riviste e internet, è stato poi accolto con molto entusiasmo sia da educatori che da genitori svedesi. Il metodo è fondato sulla concezione che il bambino piccolo è senso-motorio. Vuol dire che per lui ciò che vede è anche presente, ciò che non vede non è presente. Lo psicologo Maniero afferma: “Un bambino con meno di 24 mesi non cerca ciò che sparisce dal campo visivo e non pensa che possa essere da un’altra parte, semplicemente perché non è in grado di rappresentarlo mentalmente in sua assenza. Quindi, il genitore deve andare via e non tornare indietro: lui subito piangerà ma dopo qualche minuto smetterà perché non lo vede più”. Inoltre i bambini piccoli non hanno il senso del tempo, non percepisco la differenza tra un’ora e un giorno. Quell’aumentare graduale del distacco quindi, da 5 minuti a mezzora a un giorno intero, non è che cambi molto al bambino che sente la mancanza del genitore ed è forse vero che l’aumentare gradualmente serve più al genitore. Inoltre inserire il genitore in toto nelle attività del nido gli permette di conoscere e quindi accettare l’ambiente in cui il figlio passerà la maggior parte della sua giornata. E se un genitore è tranquillo, è più facile che trasmetta tranquillità al figlio e “invece di salutarlo la mattina fingendo un sorriso e pensando ti-prego-non-piangere-o-piango-anche-io, lo lascia sapendo che quel posto è un bel posto, perché lui c’è stato, l’ha vissuto per 3 giorni interi e si è convinto che andrà benissimo” (Serena su http://genitoricrescono.com/inserimento-nido-tre-giorni/).
Una provocazione, quella dell’ambientamento in 3 giorni, stravolgente che potrebbe far cambiare qualcosa anche in Italia, o almeno far iniziare qualche riflessione in merito.


Fonti: dottor Alessandro Manieri, psicologo dell’età evolutiva su http://www.bimbisaniebelli.it/mamma-e-famiglia/bebe/puericultura/consigli-pratici/inserimento-al-nido-o-allasilo-serve-davvero e siti http://genitoricrescono.com/inserimento-nido-tre-giorni-asilo-svedese/ e http://genitoricrescono.com/inserimento-nido-tre-giorni/

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