giovedì 9 gennaio 2014

L'EDUCATORE AL NIDO



I “compiti” degli educatori sono:
·    Assistenza e cura: favorire l'autonomia nel bambino garantendo la sicurezza dell'ambiente che lo ospita, favorire l'autonomia nel bambino garantendo un adeguato rapporto tra educatori e bambini, garanzia dei ritmi fisiologici di sonno, veglia, alimentazione ed igiene nel rispetto dei ritmi personali, favorire nel bambino un approccio sereno e “curioso” al cibo, al sonno e al controllo sfinterico
·   Socializzazione: favorire la relazione fra bambini e bambini, favorire la relazione fra bambini ed educatori, favorire lo scambio tra età diverse
·    Educazione: promuovere il naturale processo di conoscenza e curiosità nel bambino attraverso la predisposizione di spazi e materiali che favoriscano l'esplorazione e la conoscenza, promuovere lo sviluppo nel bambino favorendo i processi di cambiamento, favorire i processi imitativi attraverso la predisposizione di spazi e materiali per il gioco simbolico
·        Sostegno alla genitorialità: promuovere la collaborazione nei genitori invitandoli ad una collaborazione attiva e propositiva, favorire lo stabilirsi di rapporti positivi tra gli adulti all'interno del servizio, attivazione di percorsi formativi per i genitori, promozione di momenti di confronto tra adulti dove condividere ed elaborare risposte comuni ai problemi che interessano l'esperienza dell'essere genitori


L’educatore
·         prima esplora la situazione
·         in seguito, imposta il problema, elabora delle ipotesi di soluzione sulla base delle proprie conoscenze teoriche e dell’esperienza
·         quindi tenta di modificare la situazione con alcuni interventi pratici e concreti
·      infine, verifica se l’ipotesi messa in atto ha portato dei cambiamenti, analizzando la risposta fornita dalla situazione modificata.

La figura dell’educatore, nel contesto dell’asilo nido, rappresenta un momento fondamentale per il processo formativo del bambino durante la prima infanzia, perché è all’interno della relazione che si instaura tra l’educatore e il bambino che può nascere l’origine della socialità e della legalità, basata su un confronto arricchente e sempre unico che porta il bambino ad una maggiore sicurezza in se stesso e lo aiuta ad aprirsi alla relazione con gli altri; una relazione basata sul rispetto dell’altro, sulla scoperta del diverso, rappresenta un presupposto indispensabile affinché possa svilupparsi quell’atteggiamento di fiducia e di integrità. 
Dare dignità e valore alla professionalità dell’educatore al nido è un modo per capire e valorizzare il momento delicato ed essenziale della formazione, di cui l’educatore è responsabile, significa dare valore ad un ruolo che, troppe volte, è stato preso in ben poca considerazione e che invece tanto può contribuire alla formazione dell’uomo e del cittadino di domani.
Infatti, nella nostra società dalle caratteristiche complesse e mutevoli, “la professione dell’educatore di asilo nido si può configurare come un ruolo culturale ed educativo dinamico e complesso, che si propone come interlocutore privilegiato della famiglia e di altre agenzie educative del territorio in cui opera e con esse cresce contribuendo a costruire una cultura dell’infanzia in grado di contestualizzarsi e storicizzarsi” (B. Morsiani, B. Orsoni in P. Bertolini(a cura di), Nido e dintorni, La Nuova Italia, Firenze 1997).


La professionalità dell’educatore al nido si crea a partire da una approfondita riflessione sul mondo dell’infanzia e dei suoi bisogni di conoscenza, comunicazione, espressione; allo stesso tempo, l’educatore deve maturare una buona capacità di mediazione tra la cultura e il vissuto del bambino, deve possedere una buona capacità di mettersi in gioco e di ripensarsi continuamente alla luce delle esperienze fatte e dei possibili errori commessi, deve essere capace di collaborare con i colleghi, le famiglie e soprattutto con le risorse presenti nel territorio.


Emma Rossi delinea alcuni punti che caratterizzano la professionalità dell’educatore (E. Rossi, Un nido per volare, Magi, Roma 2002) :
·         l’attenzione all’inserimento graduale del bambino
·      la riflessione sulla delicatezza della condivisione delle cure fra famiglia e nido, nel rispetto della centralità della famiglia e della storia personale di ogni bambino
·        l’osservazione del bambino, finalizzata ad accompagnarlo nel suo percorso di crescita individuale, favorendo il consolidarsi della sua identità ed espressione del sé, attraverso il gioco e altre attività educative
·         la tensione verso un’articolazione del proprio lavoro capace di tenere conto dei bisogni del bambino, ma anche di sostenere i genitori, accettando le emozioni spesso contraddittorie che accompagnano il primo processo di autonomia e distacco fra bambini e genitori
·         la capacità a progettare l’ambiente e di proporre esperienze che assecondino lo sviluppo sociale e cognitivo, secondo i ritmi di ogni bambino.

Quando tale ruolo è pazientemente e accuratamente costruito, anche attraverso una formazione permanente a livello sia individuale che di gruppo, si giunge al consolidamento di una professionalità specifica, attenta nel contempo al bambino e alla sua famiglia, consapevole delle complesse dinamiche relazionali quotidianamente messe in atto fra sé e il bambino/bambini, con le colleghe del collettivo e con le famiglie; si delinea una professionalità capace di operare una sintesi tra i diversi ambiti: un sapere, di cui l’educatore è portavoce, che non guarda solo a tecniche e metodologie, ma che si esplica anche in un “saper essere”, in un “saper interagire”, in un “saper fare”: è utile ricordare che lo studio e l’approfondimento sono la base indispensabile del lavoro educativo.

Cosa ne pensate del vostro ruolo?



Nessun commento:

Posta un commento